“Non abbiamo bisogno di fare più branding, ma di meno prodotti di maggior qualità”. Con questa frase Jasmine De Bruycker, ricercatrice e creative strategist presso Base Design, esprime un interessante punto di vista sul futuro dei brand. Vogliamo parlarvene in questo articolo perchè pensiamo possa fornire alcuni spunti a chi opera nel mondo del marketing e della pubblicità, come molti dei designer iscritti a BestCreativity. Jasmine parla apertamente di debranding come nuova metodologia per conquistare una clientela più consapevole, ma non per questo meno disposta all’acquisto. Il punto nevralgico del suo discorso è costituito dal concetto di qualità, qualità del prodotto.
Debranding: è finito il tempo di emozionarsi
Innanzitutto la sua tesi sul debranding muove da un assunto importante: il contenuto brandizzato, ovvero, quello che, secondo la De Bruycker, camuffa il brand dietro l’emozionalità del racconto, dello storytelling per intenderci, ha smesso di affascinare e “ingannare” una buona parte del pubblico.
Questo cozza in maniera evidente con la stragrande maggioranza delle attuali teorie di marketing che pongono il fatto emozionale al centro della scena. Per cui il brand, il logo, viene inserito all’interno di un contesto narrativo che punta a coinvolgere, emozionare l’utente. Per la ricercatrice questo “trucchetto” ha ormai fatto il suo tempo ed è proprio il mondo digitale interconnesso dei nostri giorni che ne ha decretato la fine.
Debranding: un nuovo paradigma comunicativo all’orizzonte
Fare debranding significa in sostanza approcciare un nuovo tipo di comunicazione focalizzata sulla qualità del prodotto spogliato di qualsiasi orpello di packaging e marketing. Debrandizzato, insomma. Sulla base di questo nuovo approccio, nella visione futuristica prospettata De Bruycker, i consumatori/clienti non necessariamente spenderanno di meno, ma certamente acquisteranno una minore quantità di prodotti scegliendo il miglior rapporto qualità-prezzo.
La Rete ha reso disponibile questo cambio di paradigma, grazie a una maggiore diffusione delle informazioni sui prodotti e ponendo la fiducia, il feedback e lo scambio di consigli al centro del mondo valoriale del consumatore. Ecco allora che oggi molti prodotti vengono acquistati su consiglio del venditore al dettaglio, senza confezione, scegliendo il “pezzo” migliore. Il brand, insomma, sparisce o al più rimane sullo sfondo…
Il concetto di debranding appare dunque come qualcosa di completamente nuovo, ma allo stesso tempo richiama alla mente qualcosa di molto antico, la fiducia. Voi cosa ne pensate di questo nuovo approccio? È davvero questo il marketing del futuro? Una sorta di non-marketing? Dite la vostra…
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